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Ott, 2025
Il bruxismo è l’abitudine involontaria di serrare o digrignare i denti, spesso durante il sonno. È un disturbo molto diffuso, che può colpire adulti e bambini, ed è associato a usura dentale, dolori muscolari e disturbi temporo-mandibolari.
Negli ultimi anni la ricerca ha messo in evidenza un legame sempre più stretto fra bruxismo e i disturbi del sonno, in particolare le apnee ostruttive e l’insonnia cronica. Questi collegamenti aprono scenari diagnostici e terapeutici che vanno oltre il semplice utilizzo del bite, coinvolgendo medici del sonno, pneumologi e otorinolaringoiatri.
Che cos’è il bruxismo
Definizione clinica
Il bruxismo non è solo un “vizio” o un’abitudine nervosa: viene oggi classificato come un disturbo del movimento correlato al sonno (sleep-related movement disorder).
Può manifestarsi in due forme:
- Bruxismo da veglia: serramento diurno, spesso legato a stress e posture scorrette.
- Bruxismo del sonno: attività ritmica della mandibola che avviene durante le fasi di sonno, spesso inconsapevole.
Prevalenza
Si stima che il disturbo interessi fino al 10% degli adulti e al 15–20% dei bambini, con una variabilità legata a età, stress, farmaci e disturbi neurologici.
I legami tra bruxismo e disturbi del sonno
Apnee ostruttive del sonno (OSA)
Numerosi studi clinici hanno dimostrato che il bruxismo notturno si presenta più frequentemente in soggetti con apnee ostruttive. Una delle ipotesi è che il serramento o il digrignamento possano essere una risposta riflessa dell’organismo a un episodio di apnea, come tentativo di riattivare i muscoli delle vie aeree superiori.
Questo significa che il bruxismo, in alcuni casi, non è un disturbo isolato, ma un campanello d’allarme di una condizione respiratoria più seria.
Insonnia
Chi soffre di insonnia cronica presenta un rischio maggiore di episodi di bruxismo. L’attivazione del sistema nervoso centrale durante i micro-risvegli notturni sembra stimolare attività parafunzionali come il digrignamento.
Disturbi neurologici e psichiatrici
Il digrignamento dei denti è stato anche associato a disturbi d’ansia, depressione e malattie neurologiche come il Parkinson. In questi casi, il rapporto con la qualità del sonno diventa ancora più stretto.
Conseguenze cliniche
- Usura dentale e fratture: il digrignamento porta a perdita di smalto, microfratture e sensibilità dentinale.
- Dolore muscolare: tensione a livello dei muscoli masticatori e cervicali, con cefalee mattutine.
- Disturbi ATM: click articolari, limitazioni nei movimenti, dolore mandibolare.
- Impatto sistemico: quando associato a OSA, aumenta il rischio cardiovascolare e metabolico.
Diagnosi
Strumenti diagnostici
- Anamnesi: domande mirate al paziente e al partner sul digrignamento notturno.
- Esame clinico: usura dentale, ipertrofia dei masseteri, segni di serramento.
- Polisonnografia: test del sonno che può documentare episodi di bruxismo, spesso in concomitanza con apnee.
Diagnosi differenziale
È fondamentale distinguere il bruxismo isolato da quello associato a disturbi del sonno, perché cambia l’approccio terapeutico.
Terapia e gestione
Approccio multidisciplinare
Il trattamento del bruxismo non può limitarsi al bite. Serve un approccio integrato:
- Odontoiatra: protegge i denti con bite individualizzati e controlla l’usura.
- Medico del sonno / pneumologo: valuta la presenza di apnee ostruttive.
- Psicologo o neurologo: supporto in caso di ansia, stress o disturbi neurologici.
Trattamenti specifici
- Bite occlusali: riducono il danno dentale ma non eliminano il bruxismo.
- CPAP o dispositivi intraorali per apnea: nei casi di OSA, migliorano anche gli episodi di bruxismo.
- Farmacoterapia mirata: in alcuni casi selezionati, ma non è la prima scelta.
- Tecniche di rilassamento e fisioterapia: riducono la tensione muscolare e migliorano la qualità del sonno.
Un aspetto insolito: il bruxismo come “meccanismo di difesa”
Un elemento poco noto ma affascinante emerso in letteratura è che il bruxismo del sonno potrebbe avere un ruolo protettivo. Alcuni studi suggeriscono che i movimenti mandibolari notturni aiutino a mantenere pervie le vie aeree durante episodi di apnea, attivando i muscoli faringei e facilitando la respirazione. In questo senso non sarebbe soltanto un disturbo, ma una risposta adattativa dell’organismo a condizioni respiratorie critiche.
Le domande più comuni:
Il bite cura il bruxismo?
No, il bite protegge i denti ma non elimina l’attività muscolare.
Il bruxismo può sparire da solo?
Nei bambini spesso tende a ridursi con la crescita; negli adulti richiede gestione a lungo termine.
Se stringo i denti di notte, ho per forza apnee?
No, ma il bruxismo può essere un segnale associato. In caso di sintomi come russamento o risvegli frequenti, è utile fare un esame del sonno.
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